08 – “Ma un blog, nel 2020, è utile per rafforzare la mia marca personale?”
#iomiproclamo
In sede di consulenza mi è capitato spesso di affrontare il discorso blog. Molte volte si sono avvicinate a me storyteller a cui (giustamente) Instagram stava iniziando a stare stretto, ma anche professioniste di vari settori che stavano valutando di aprire una loro piattaforma per poter trattare in maniera approfondita alcuni elementi che su Instagram (o Facebook) facevano fatica a comunicare propriamente.
Queste sono le domande alle quali ho offerto più di frequente una risposta:
- Ha senso avere un blog nel 2020?
- Come va diviso?
- Cosa ci devo mettere dentro?
- A cosa lo devo connettere?
- Posso avere un blog se non uso i social?
- Devo per forza di cose studiare SEO per iniziare?
- Che utilità ha per posizionare la mia marca personale?
Procediamo per ordine.
Ha senso avere un blog nel 2020?
Assolutamente sì. Come ho già detto nella scorsa puntata dedicata a Instagram, i canali social sono come delle case in affitto. Se vuoi assicurarti uno spazio tuo nel quale disporre i contenuti che preferisci a tuo piacimento (my home my rules) la soluzione migliore è aprire un blog.
Come va diviso?
L’architettura di un blog è strettamente connessa a quella che vuoi sia l’esperienza della persona che ti viene a trovare. Devi strutturare le pagine e gli articoli in funzione di quello che vuoi raccontare, del tuo piano editoriale, delle tue finalità e obiettivi. Solitamente prima di creare la piattaforma hai già un’idea di cosa ci disporrai dentro. L’ideale è disegnare una piantina, sapendo dall’inizio che più interconnessioni sensate ci sono tra una pagina e l’altra, più il tutto sarà ordinato e coerente. Per esempio: mettiamo che tu sia uno chef. Potrai organizzare il tuo blog di ricette suddividendo il tutto per durata di preparazione («ricette da preparare in 5 minuti/in 15 minuti/in mezz’ora), per livelli di difficoltà o per ingredienti. Ora, mettiamo che tu scelga la prima tipologia: alla fine di ogni ricetta da 5 minuti, potrai rimandare i tuoi ospiti ad altre ricette dello stesso tipo, allungando così il tempo di permanenza sul tuo blog (cosa vista di buon occhio da signor Google). Ma se questa cosa non la decidi prima, organizzarlo in una fase successiva significa restare giorni a riordinare un archivio confuso. Quindi, parola chiave, PROGETTAZIONE.
Altro consiglio: non dimenticare mai la pagina del «chi sono» e contatti (e se hai una newsletter anche quella).
Cosa ci devo mettere dentro?
Quello che prevede il tuo piano editoriale. Anche il blog (come abbiamo spiegato per Instagram), se vuoi che abbia successo, deve offrire dei contenuti di valore, facilmente fruibili e di qualità. Ogni articolo è un’occasione ottima per aiutare il tuo pubblico, e creare in questo modo un legame di fiducia. Perché se io ho delle domande, e tu mi offri delle risposte competenti, tornerò da te quando ne avrò delle altre.
A cosa lo devo connettere?
A tutti i canali in cui sei presente. Occhio, per presente non intendo che hai aperto la pagina, messo un’immagine del profilo e due video. Intendo che sei lì tutti i giorni o quasi. In caso contrario se tu colleghi il tuo profilo Facebook, ma poi io ti cerco lì e non trovo nulla di nuovo da due anni, fa abbastanza cattiva impressione.
Posso avere un blog se non uso i social?
È un po’ come avere un porto senza navi. A meno che tu non sia un mago del SEO e riesca a posizionarti sul web senza alcun supporto esterno, i social sono indispensabili per comunicare l’arrivo di un nuovo articolo, o l’inaugurazione di una nuova sezione etc.
Devo per forza di cose studiare Seo per iniziare?
Almeno una base ti aiuterebbe molto. Ma non è sicuramente un requisito indispensabile per aprire le danze. Puoi anche affidarti ad alcuni plugin che ti aiutano con il SEO in maniera abbastanza efficiente (il più comune è Yoast).
Che utilità ha per posizionare la mia marca personale?
Il blog è un posto dove puoi mostrare chi sei e cosa sai fare a 360 gradi. Se poi lo connetti a un sito web che spiega di cosa ti occupi, quali sono i tuoi servizi, ancora meglio. In questo modo il tuo blog ti servirà esclusivamente per generare legami ancora più profondi con la tua community.
Ultimo appunto: aprire un blog è un grande impegno. È solo per chi ha intenzioni serie. Ascolta questa puntata per conoscere meglio tutti i pro e i contro.
Buon ascolto!
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03 – Impara a fissare gli obiettivi giusti
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“Ho così scoperto il concetto di privilegio.
Sì, ero talmente tanto self-involved da non pensare che potessi in un qualche modo essere una privilegiata.
Vieni da un paesino del sud della Sardegna, ti sei fatta da sola, guarda dove sei arrivata! mi ha detto EgoticMinimè.
Se vuoi puoi, le ho risposto esaltata.
Poi, informandomi, ho realizzato di aver sempre avuto una casa in cui tornare.
Di essere bianca, cisgender ed eterosessuale.
Di aver avuto diritto e accesso all’istruzione.
Di non aver mai davvero avuto paura di morire di fame.
Di essere, a tutti gli effetti, una privilegiata.
Infine, grazie al materiale che ho ingurgitato negli ultimi mesi, ho messo a fuoco e battezzato con nome proprio (all’inizio ‘sta parola la dicevo proprio tra i denti, ingoiando le vocali. Ptrct.) l’ambiente in cui ho sguazzato fin dal primo vagito e che prima di adesso non avevo mai problematizzato a fondo: il patriarcato.
Siamo nate e cresciute in una società patriarcale.
Punto.
Chi lo nega è o un ingenu3 o qualcun3 che sceglie di non vedere (perché conviene o perché, oggettivamente, fa male).
Io ero ingenua. Io, nella mia ottica individualista e privilegiata, ho sempre pensato di potere in ogni cosa, di conseguenza questo è quello che ho predicato.
Ho deliberatamente ignorato il contesto (e ho pure ignorato le parole femminismo e patriarcato, per paura di risultare polemica e di autorelegarmi ad una condizione di vittima), riversando sulla me individuo ogni possibile risvolto esistenziale.
Ora, breve inciso, non significa che se il contesto è ostile, allora ci dobbiamo arrendere a priori. Significa però che non possiamo cambiare qualcosa che non vediamo con chiarezza perché ci siamo nat3 dentro. “
Un estratto della mia ultima newsletter in cui ti racconto l’inizio del mio percorso verso una vita (si spera) più consapevole e inclusiva.
All’interno tutti i materiali sul tema che ho letto/visto/ascoltato prima di parlartene.
Trovi il link in bio 🔗💌
Ps: se vuoi lasciarmi un commento qui o Substack raccontandomi la tua esperienza o suggerendomi delle letture/podcast ti leggo super volentieri 🙏🏻
#femminismo #stereotipi #stereotipidigenere
Isabel Balado non è la prima ad essere stata toccata senza il suo consenso, non è la prima ad essere stata cosificata, schernita, a cui è stato fatto gaslighting quando ha reagito (“di’ la verità, io non ti ho toccato il cul0”) non è nemmeno la prima a cui tutto questo accade in diretta tv mentre sta, come lei stessa ribadisce più volte, lavorando.
Eppure qualcosa sta FINALMENTE cambiando.
Ogni giorno di più siamo consci della discriminazione di genere, e finalmente le dinamiche saltano agli occhi anche di chi un tempo sarebbe rimasto impassibile (ps: se hai visto il video completo puoi prendere atto dello schema sorriso nervoso - eventuale riflesso incondizionato, deriva di quanto ci viene insegnato a fare, ovvero a sminuire, a ignorare, ad ANDARE OLTRE gli atteggiamenti sessisti e molesti- che si trasforma in altro solo quando il presentatore punta i fari sull’accaduto chiedendo “ma ti ha toccato il cul0?”).
Cosa manca?
Capire che questo non è un caso, né una circostanza atipica, questo è un qualcosa che ci hanno suggerito di tollerare, non di combattere e debellare.
Ma le parole restano parole se non le trasformiamo in fatti.
In primis però dobbiamo capire, vedere, prendere atto, perché non può essere cambiato qualcosa che ancora non vediamo tutti come un problema anche nella sua più piccola rappresentazione (“ti sei vestita da femminuccia?”).
Quindi occhi aperti, ma non per, come consiglia Meloni, difenderci dai “malintenzionati”, ma per imparare a vedere l’origine del male dove prima neppure guardavamo.
#SeAcabó
Ho parlato tante volte di questa città, realizzando decine, centinaia di contenuti attraverso i quali ho provato a mostrarti un pezzetto alla volta perché ne sono così innamorata.
Tuttavia con il tempo (ormai son sette anni che io e lei ci frequentiamo) mi sono resa conto che non era sufficiente.
È così che nasce alla scoperta di Sevilla MIARMA, la guida di viaggio scritta da una sarda expat che ha scelto di chiamare casa questa città.💃🏼
Al suo interno troverai:
✅Un’introduzione che racconta le mie prime ore in città.
✅ LE BASI: dove dormire e dove mangiare (con varie indicazioni quali quartieri, prezzi, terrazze panoramiche, piatti tipici etc).
✅ I POSTI DA VISITARE ASSOLUTAMENTE: divisi in due blocchi, per chi vuole autogestirsi e crearsi il proprio itinerario.
✅ QUANDO VENIRE: i periodi migliori per visitare Siviglia e gli eventi più famosi (con uno speciale bello approfondito sulla Feria de abril).
✅ ITINERARIO: Siviglia in 3, 4 e 5 giorni.
✅ ESPERIENZE: questa è la mia parte preferita, ne ho messo tantissime, dai bar di flamenco sconosciuti al turista ai negozi vintage.
✅ FAQ: ho risposto a tutte le domande della community, tra cui le gite da fare in un giorno, SIMOF, SICAB, mezzi di trasporto, come vestirsi a seconda della stagione etc.
✅ GALLERIA
🔗Trovi il link nella bio di @tecuentosevilla (oppure chiedimelo scrivendo “guida” nei commenti, te lo invierò per DM).
Sevilla te espera y te robará el corazón ♥️
#sevilla #siviglia #guidasiviglia #guidadiviaggio #andalusia #guidaandalusia #turismosevilla #sevillahoy
32, il compleanno in cui ho affinato la tecnica de “l’ordinario che ti piace è lo straordinario di cui hai bisogno”.
[Nell’ordine:
- pane tostato con burro d’arachidi e marmellata
- canide e le sue ciglia bionde
- la mia sedia nuova montata con le mie manine ormaisonol’eredediMacGyver
- un’idea portata a termine
- melanzana ripiena di verdure (giorno 20 di vegetarianesimo ✅ - arrivo a 30 poivediamocomeva) + vinello bianco dolcino&profumoso
- O.C. con ventilatore puntato
- la mia faccia idratata (forse è la prima volta dai 16 che mi dico “sei così giovane”)
- il mio luch da beduina urbanchic 💅🏻
- marito 🫶🏼
- cena al mariatrifulca con vista città del cuore]
#birthdaygirl
Grazie perché, anche se non l'hai mai saputo, è proprio grazie a te se ho trovato il coraggio di cercare la mia voce.
(Quel giorno di primavera al cambio non c’ho avuto il coraggio di fare la bimba-di-Michela e dirti tutto questo a voce alta.
Mi resta quell’immagine - Tu con le cuffie, i capelli sciolti sulle spalle, seduta nella stanza sul retro dove l’unico rumore era il ticchettio dei tasti del tuo computer e il suono sordo del mio miocardio impazzito, il primo ad averti riconosciuta.
La conserverò con cura nei cassetti della memoria.)
Ti è mai successo di provare pazzia lucida?
A me l’ultima volta è capitato in Portogallo, qualche settimana fa, subito dopo un evento di cui ti ho raccontato ogni dettaglio nei due episodi conclusivi del podcast #IoMiProclamo (li trovi su Spotify o Apple podcast).
Da lì, da quegli istanti in cui ha letteralmente tremato ogni cosa, è nata @lacarpa.agency , di cui sono e sarò orgogliosamente testa e cuore (e mo’ che si comincia pure pinne).
Se sei una professionista determinata a raggiungere le tue mete lavorative e personali, o se hai un’azienda che cerca una realtà in grado di gestire la tua comunicazione in modo efficace (e - importante - hai anche a cuore la creazione di un ambiente di lavoro equo e favorevole allo sviluppo dei talenti) ti aspettiamo lì 🐠💫
#lacarpaagency
Segui ➡️ @lacarpa.agency
Sono giorni di cose piccole.
Di supermercati con prodotti che non appartengono alla mia infanzia, e mi suggeriscono che lì, tra quegli scaffali, ci sono per scelta e non per predestinazione (o forse sì? Chi può dirlo).
Di tinto de verano in bottiglia, da condividere con un paio di amiche intorno al tavolo del soggiorno.
E poi un ponte illuminato una sera d’estate, un libro stropicciato preso in prestito, un “¿Quieres un café?, il rumore bianco del phon, diverse piante in affido, una foglia nuova.
Alla fine, un abbraccio di cui non ho foto, né immagini mentali nitide, dato alla luce del giorno ma con la testa in un incavo buio, tra il cuscino e i capelli.
Un “così come sei”, che almeno per qualche istante placa lo scalpitio interno, aritmico, incostante, ma sempre più forte.
Ho paura di esplodere, o peggio, di IMPLODERE, ho detto a voce alta. Ho paura di non diventare mai quello che dovrei essere, di perdermi, di ritrovarmi soltanto in un disegno che altri mi tratteggiano addosso e sentirmi stretta, asfissiata, sbiadita, di smorzare i toni ma anche di acuirli troppo e di non saper poi gestire le risposte alle mie stesse parole.
Ho paura degli spigoli e della liquidità, e ultimamente pure di condividere qui, perché ciò che dici ti rende bersaglio, vulnerabile, ti espone, e mica solo ad altri, ma agli occhi più giudicanti e temuti di tutti: i miei del futuro, che rileggeranno per caso e con tutta probabilità mi porteranno a sfottere le mie stesse riflessioni con un “uuh, ma la pesantezza zia? La verità? Anche meno”, (rigorosamente con accento #capitomihai, la me frivola e sardo-nica normalmente parla in casteddaio. Sociolinguisti, avete la mia attenzione.).
Sto crescendo, sto cambiando, sto capendo, scavando, rovesciando, impastando.
Ma soprattutto, sto riniziando.
Ri, perché non è la prima volta, e conoscendomi non sarà manco l’ultima.
Ma almeno (ricordatelo, tu del domani) è il disegno che volevo io.
#aspettandolunedì
#estate2023
In Portogallo sono successe un sacco di cose.
Tra le più importanti, un #saràperunaltravolta (un NO adagiato sullo zucchero filato, in sostanza) caduto dal pero (il NO, non io, io ero seduta subito sotto che aspettavo con le mani a coppa di acchiappare un SÌ in apparenza telefonatissimo) che mi ha dato la scossa di cui avevo bisogno per tornare in me.
Vorrei potervi dire che sono un’illuminata, un’asceta, una a cui tutto scivola di dosso perché ha capito che la vera ggioia sta nelle piccole cose.
Invece no.
Io brucio, ma fortunatamente ho una combustione veloce che non mi rovina le vacanze (e la vita).
Vi racconterei al volo di quel momento con la schiena sul muretto, dietro all’appartamento di Odiáxere, gli occhi fuori dalle orbite, accucciata sui talloni, le mani sull’erba, a guardare le foglie che si muovono, pensa pensa pensa, nessuna soluzione, mi alzo, mi siedo, leggo, lettere che sono solo formiche in fila, torno dentro, ho il segno degli steli sui palmi, idee confuse, voglia di evadere ma sono già fuori. Dove altro andare?
Ve lo racconterei, ma qui non c’è spazio.
E quindi farò come sempre: prenderò il microfono, e parlerò a briglia sciolta.
Quando ho partorito ve lo comunico.
(Sempre con la presunzione ammessa non concessa che freghi qualcosa a qualcuno, ben inteso).
#nuoviinizi #🐠